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Celiachia dalla genetica all’epigenetica

La celiachia (CD) è una malattia autoimmune multifattoriale diffusa in tutto il mondo. L’esposizione al glutine, una proteina presente nei cereali come frumento, orzo e segale, è il principale fattore ambientale coinvolto nella sua patogenesi. Anche se la predisposizione genetica rappresentata dagli aplotipi HLA-DQ2 o HLA-DQ8 è ampiamente riconosciuta come obbligatoria per lo sviluppo di CD, non è sufficiente per spiegare la predisposizione alla malattia. Inoltre, l’esordio della CD comprende un ampio spettro di sintomi, che spesso porta a un ritardo nella diagnosi. Per superare questa carenza e aiutare a rilevare le i soggetti ad aumentato rischio, chiarendo anche i tratti CD legati alla familiarità con la malattia, diversi studi hanno cercato di fare luce su altri elementi predisponenti. Si trattava, in molti casi, di varianti genetiche condivise con altre malattie autoimmuni. Poiché i tratti ereditari possono essere regolati da modificazioni epigenetiche, indotte anche da fattori ambientali, gli studi più recenti si sono concentrati sul potenziale coinvolgimento dell’epigenetica nella CD. Fattori epigenetici possono infatti modulare l’espressione genica con molti meccanismi, generando cambiamenti più o meno stabili nell’espressione genica senza influenzare la sequenza del DNA. In questa revisione sistematica sono state analizzate le diverse modificazioni epigenetiche nella CD, in particolare la metilazione del DNA, le modifiche dell’istone, gli RNA non codificanti e la metilazione dell’RNA. Particolare attenzione è stata dedicata alle ulteriori predisposizioni alla CD, al coinvolgimento dell’epigenetica nello sviluppo di complicanze della CD, alle vie patogenetiche modulate da fattori epigenetici come i microRNA e al potenziale utilizzo del profilo epigenetico come biomarcatore per discriminare diverse classi di pazienti. Dallo studio è emeso che la comprensione dell’epigenetica della CD rimane necessaria al fine di chiarire completamente i processi patogenetici alla base del suo sviluppo e lo spettro delle sue manifestazioni cliniche. Sono ancora necessari ulteriori dati prima che l’identificazione dei cambiamenti epigenetici che si verificano nella CD possa essere utilizzata per selezionare o classificare meglio i pazienti. In particolare, sarà essenziale verificare che le caratteristiche rilevate a livello periferico (es. sangue o saliva) corrispondano a quelle presenti nella mucosa intestinale. A questo proposito, i dati sembrano incoraggianti per i miRNA, ma l’identificazione di un marker specifico richiederà probabilmente la combinazione di più di uno di essi per fornire un’eccellente sensibilità e specificità.

Celiac disease: From genetics to epigenetics. World Journal of Gastroenterology, 28(4), 449.